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Il Mercante Portatore di Conoscenza

Furono i Mesopotamici a inventare il sistema commerciale che vitalizzò la Via delle Oasi tra il III e il I millennio creando la figura del mercante che poi esporteranno dapprima nei paesi vicini da dove rimbalzerà sempre più lontana, dal Mediterraneo, all'Indo, all'Oceano Indiano.
8. Il grande dio sumero Enlil (a destra) proteggeva i traffici carovanieri e, per questo, veniva anche chiamato "Mercante della Terra Spaziosa"; ibid., pg 17.
8. Il grande dio sumero Enlil (a destra) proteggeva i traffici carovanieri e, per questo, veniva anche chiamato "Mercante della Terra Spaziosa"; ibid., pg 17.
L'alta considerazione che godeva il commercio nella Mesopotamia protodinastica traspare anche dai miti più arcaici che informano come Enlil, il principale dio sumero, il "mercante della terra spaziosa" che attraversava deserti e montagne (Fig. 8), proteggesse gli scambi sulle lunghe distanze mentre la moglie Nihlil proteggeva il commercio locale. E come la coppia divina possedeva un posto di tutto rispetto nel pantheon sumero, così il mercante mesopotamico si trovava ai primi posti nella società in cui viveva.
9. Mattone con iscrizione celebrativa del re Ur-Nammu relativa alla costruzione del tempio dedicato al dio Enlil nella città di Nippur alla fine del XXII sec. a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 17.
9. Mattone con iscrizione celebrativa del re Ur-Nammu relativa alla costruzione del tempio dedicato al dio Enlil nella città di Nippur alla fine del XXII sec. a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 17.

Questo in buona parte gli derivava anche dal fatto che il commercio fu una invenzione e poi una prerogativa del tempio che aveva tutto l'interesse a nobilitare questa funzione dal momento che era portatrice di benessere per la propria città.

Anche quando il commercio sarà liberalizzato e cominceranno ad affermarsi i mercanti laici, il rapporto con il tempio non verrà mai meno, anche perché erano gli artigiani del tempio, orafi e gioiellieri, che lavoravano secondo formule "segrete" richiestissime collane-amuleto o preziosi talismani con sequenze di vaghi personalizzate secondo i casi.

Inoltre nel corso di periodiche funzioni religiose si ricordava al mercante l'etica della sua professione con la recita di versetti mirati ad incoraggiarlo:

Il mercante che porta con sé il capitale

Tuo lo salvi dai flutti.

Fai risalire chi scende nell'oceano

E lo rivesti di ali.

A chi investe denaro in paesi lontani

Samash allunga la vita.

(DA: INNO A SAMASH: II, 65-70)

Accanto alle funzioni religiose pubbliche esistevano anche delle pratiche rituali private note come "preghiere a mano alzata" dalla posizione che l'orante doveva assumere nel recitarle e che ci è stata tramandata da una nutrita iconografia. Queste invocazioni si dovevano compiere rispettando regole canoniche ben codificate, pena la totale inefficacia e la sordità del dio, generalmente nel tempio, ma anche in una cappella o su di un'ara familiare.
10. Il buon esito degli affari era assicurato dal dio della luna, Sin o Nanna, cui ogni mercante si rivolgeva prima di ogni viaggio. Il re Ur-Nammu gli aveva dedicato un tempio a Ur da cui proviene questa coppa del III millennio con l'iscrizione commemorativa reale. (Arch. Centro Studi Ricerché Ligabue); ibid., pg 18.
10. Il buon esito degli affari era assicurato dal dio della luna, Sin o Nanna, cui ogni mercante si rivolgeva prima di ogni viaggio. Il re Ur-Nammu gli aveva dedicato un tempio a Ur da cui proviene questa coppa del III millennio con l'iscrizione commemorativa reale. (Arch. Centro Studi Ricerché Ligabue); ibid., pg 18.

Tra queste pratiche è rilevante quella che invoca la benedizione divina prima di intraprendere un viaggio d'affari e che doveva esser sostenuta con sacrifici e libagioni secondo una liturga vincolante che prevedeva il modo di camminare, la conta dei passi, gli inchini, le abluzioni, ecc. In tale contesto ci è stato tramandato pressochè integro uno "Scongiuro a Sin per la ripresa degli affari" che segue uno schema abbastanza comune ad altre invocazioni del genere: lode al dio e alle sue opere, esposizione della propria disastrosa situazione finanziaria dovuta all'ira di qualche dio, richiesta di rabbonire il dio irato, richiesta di ripresa degli affari.

Ma non esistevano solo preghiere per ottenere favori o lodi agli dei protettori. Nel corso delle funzioni pubbliche, nei versetti che salmodiavano i sacerdoti venivano elencati anche gli "umani" peccati dei mercanti e dei commercianti ricordando loro anche la pena divina che incombeva:

Chi manomette le bilance, commette frode,

chi sostituisce le pietre preziose della borsa

verrà frustrato nel guadagno

e rovinerà il suo avere.

Chi esige il pagamento prima della scadenza

non ne godrà il frutto

e non lo godranno i suoi eredi

e nella sua casa non entreranno i suoi fratelli.

(DA: INNO A SAMASH: II, 105-115)

11. Pesi in ematite a forma di anatra di epoca paleo-babilonese (1200 ca a.C.). Le leggi sul controllo di pesi e misure erano molto severe e prevedevano il sequestro della merce e del credito. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 18.
11. Pesi in ematite a forma di anatra di epoca paleo-babilonese (1200 ca a.C.). Le leggi sul controllo di pesi e misure erano molto severe e prevedevano il sequestro della merce e del credito. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 18.

Prescindendo dai vincoli di ordine morale che imponevano al mercante di seguire un'etica rigorosa in quanto il commercio, per mantenersi e prosperare, doveva esser onesto, esisteva comunque anche una rigorosa legislazione un materia.

Vennero ben presto introdotti dei regolamenti che, oltre a stabilire delle penalità per i mercanti disonesti, fissarono anche dei limiti massimi per i tassi d'interesse sui prestiti, sia per ridurre il rischio di possibili speculazioni sia, e sopratutto, per facilitare l'acquisizione dei nuovi capitali indispensabili allo sviluppo dell'attività commerciale.

Concetto decisamente all'avanguardia che anticipa di quasi cinque millenni le dottrine capitalistiche sull'impresa.

Fu in questo contesto che nacquero le unità di misura riconosciute e controllate ufficialmente da un organo di governo. L'uso di pesi e misure falsificate era severamente punito: se in una transazione commerciale veniva dimostrato che un mercante venditore aveva usato misure alterate, decadeva da ogni diritto e rischiava il sequestro dell'intero credito parte del quale andava alla vittima e parte allo stato.

Parallelamente vide la luce anche un sistema monetario basato sulle granaglie (grano e orzo in particolare), sul rame, sull'argento e - molto più raramente - sull'oro. Questo, grazie anche all'intraprendenza sumera, sfociò in breve tempo in quello che potremmo definire un sistema bancario ante litteram, di cui la lettera di credito fu forse la massima espressione. (Fig. 12)

12. Lettera per l'apertura di un credito illimitato per l'acquisto di sostanze odorose pregiate rilasciata dal prefetto di Amurru a favore del mercante Addarya in partenza per Ugarit. XIV sec. a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 19.
12. Lettera per l'apertura di un credito illimitato per l'acquisto di sostanze odorose pregiate rilasciata dal prefetto di Amurru a favore del mercante Addarya in partenza per Ugarit. XIV sec. a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 19.

Il  meccanismo era abbastanza semplice ed efficace.L'agente mercantile partiva dalla propria città con un carico di merci che gli venivano affidate da uno o più commercianti e che veniva minuziosamente descritto in una lettera di affidamento dove si metteva in rilievo sia il valore delle merci che la sua responsabilità diretta sulle stesse. Giunto alla prima tappa del viaggio, il mercante vendeva il carico ricevendone in cambio una tavoletta firmata dove si precisava il credito che poteva vantare, pari al ricavato della vendita, e che veniva espresso in sicli di rame o, più raramente, di argento. Con questa tavoletta- lettera di credito il nostro mercante poteva comprare, nella stessa località o in altre dove risiedevano agenti convenzionati con il compratore, delle merci di valore corrispondente che poi rivendeva altrove.

Era un'operazione che poteva ripetersi all'infinito e che permettava ad un buon mercante di realizzare utili notevoli anche con un solo viaggio, soprattutto tenendo conto del fatto che, a partire dalla fine del III millennio a.C., esistevano diverse agenzie sumere sparse nei principali mercati dell'Oriente Antico, dall'Anatolia al Golfo Persico, all'India, che funzionavano da centri di appoggio commerciale, fondendo le moderne caratteristiche di agenzie d'affari, di "camere di commercio" e di istituti di credito commerciale.

13. Saldo contabile del mercante sumero Shesh-Kalla (2047-2039 a.C.). (DA: MUSCARELLA O.W.: 1981, p. 94); ibid., pg 19.
13. Saldo contabile del mercante sumero Shesh-Kalla (2047-2039 a.C.). (DA: MUSCARELLA O.W.: 1981, p. 94); ibid., pg 19.

Risulta ben chiaro che una simile organizzazione non poteva esser messa a punto da una piccola corporazione di mercanti ma che a monte doveva esistere una organizzazione ben più forte, come il tempio o il palazzo, che aveva tutto l'interesse di sostenere queste attività commerciali, sia economicamente che politicamente. Infatti lo stato, qualsiasi fosse la forma assunta nelle varie epoche, ne ricavava vantaggi immediati sotto forma di tasse o di diritti che il tempio (il suo archivio notarile) percepiva all'atto del deposito dei contratti.

Scrive Chierici: "L'organizzazione del commercio fu una delle glorie dei Sumeri e dei loro successori, i Babilonesi, perchè i Sumeri introdussero nella loro organizzazione commerciale "internazionale" un metodo, un'immaginazione e un dinamismo che non erano conosciuti prima di loro e che furono dimenticati da molti popoli che li seguirono" (CHIERICI A:: 1980).

 

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