Le Ricerche nell'Oasi di Adji Kui
Nella relazione conclusiva della campagna 1975-76, a proposito del complesso di Adji Kui, Masimov scriveva:
«Otto monumenti risalenti all'Epoca del Bronzo sono concentrati intorno all'oasi di Adji-Kui, 16 chilometri NNE da Adam-bassan. Il più grande è il depe Adji Kui 1, di forma allungata in direzione NE-SW, lungo circa 330 metri, con un diametro oltre 200 metri e un'altezza di circa 3,5 metri. Nella parte settentrionale del depe è stata scavata una singola tomba. Le ossa si trovavano in cattivo stato di conservazione e lo scheletro giaceva in posizione fetale con la testa rivolta a N. Nella tomba sono stati ritrovati nove vasi, una fusarola in pietra, alcune perline di faience, un bracciale di bronzo e un orecchino di rame vicino alla testa del defunto. In un'altra colonia di questo gruppo, Adji-Kui 4, sono stati individuati i resti di un forno da vasaio a due ordini, di forma ellittica, con la bocca del focolare verso sud-est. La lunghezza complessiva del forno è di 3,2 metri, il diametro della camera di cottura è di 2,1 metri... » (1979: 114).Nel 1978, l'archeologo Victor L Sarianidi, che operava a Togolog e a Gonur-depe fin dal 1974 nell'ambito del progetto MAE dell'Accademia Sovietica delle Scienze, venuto a conoscenza delle nuove scoperte effettuate da Masimov, decise di dedicare la missione autunnale ad una esplorazione dei siti di Kelleli-4 e Adji-Kui 8 per rendersi personalmente conto della situazione (SARIANIDI: 1990).
Scrive: « Adji-Kui 8 era la colonia centrale dell'oasi di Adji-Kui. La ricognizione archeologica si e conclusa con la scoperta di un complesso che provvisoriamente può essere considerato una fortezza o un'acropoli circondata da mura sulla facciata esterna. Queste mura di förtificazione erano spesse un metro, all'interno avevano una sorta di pilastri che forse sono stati costruiti per rinforzo delle mura. La quasi completa individuazione del perimetro ha rivelato l'esistenza di una serie di stanze collegate tra loro. Tra queste una aveva nicchie a muro (tre in ciascuna parete) e nel mezzo della parete ad occidente c'era un focolareincassato provvisto di canna fumaria. Questa costruzione era probabilmente la residenza di un governatore "provinciale " nel territorio dell'oasi di Adji-Kui".
Considerando che lo scavo condotto dall'archeologo russo si era limitato ad un'area molto ridotta", ci riesce difficile condividere la sua lettura di AK8 come "colonia centrale dell'oasi' e "sede di un governatore provinciale", non conoscendone le motivazioni. Per altri vent'anni l'oasi di Adji Kui venne dimenticata dai ricercatori e rimase esposta ad interventi selvaggi di bonifica agraria che distrussero la maggior parte dei siti. Nel 1997 Iminjan Masimov vi accompagnò una missione italiana dell'IsMEO impegnata nella redazione della carta archeologica del delta del Murghab dove sostò qualche ora. Giusto il tempo per praticare due piccole trincee di verifica stratigraiica in AK1 e in AK9 (SALVATORI 2002, 107-177). Scarse e ripetitive le successive informazioni fornite da altri autori che riportano i risultati delle già menzionate ricerche di I.S. Masimov e V.I. Sarianidi (KOHL 1984:143-145; HIEBERT 1994:16-17).
La Missione Italo-Turkmena
L'esperienza decennale maturata nella Necropoli di Gonur e la lunga collaborazione con il Prof. V.I.Sarianidi ci avevano convinti che, per ricostruire un quadro attendibile dell'Antica Margiana, dovevamo recuperare con metodo e tranquillità una serie di informazioni essenziali da un sito integro e non ancora scavato. Cosa impossibile da realizzare in Gonur. Su proposta del nostro partner istituzionale, il Ministero della Cultura del Turkmenistan, scegliemmo quindi di impegnarci nell'Oasi di Adji Kui dove cominciammo ad operare nell'autunno del 2001.
Dal settembre 2002 avviammo una prima ricognizione su AKI mettendone in luce il perimetro, tranne una parte del lato nord che resta ancora da definire. Anche l'interno è stato in buona parte scavato ma abbiamo dovuto sospendere i lavori per una serie di difficoltà sorte in corso d'opera che stiamo cercando di risolvere. In ogni caso la parte già messa in luce era sufficiente a suggerire l'idea di un grande caravanserraglio, non certo quella di un abitato dell'età del Bronzo che era ciò che al momento andavamo cercando. Si evidenziò così la necessità di esplorare uno degli altri quattro depe superstiti dell'oasi. La scelta cadde su AK9, una cittadella a W di AK1, da cui dista appena un chilometro e di cui era già parzialmente leggibile l'impianto in superficie dove iniziammo gli scavi nell'autunno del 2003.
(ibid., p. 38-40)
Fonte: Rossi Osmida, G.: Adji Kui Oasis.Vol.I: La Cittadella delle Statuette. Venice: Il Punto Edizioni 2007.